“Una favola in chiave moderna, con una morale
profonda e significativa. Un libro alquanto interessante e che ritengo possa
solleticare la vostra mente, facendovi
divertire e riflettere allo stesso tempo”. E’ quanto scritto nella bella,
bella, bella recensione pubblicata dal blog letterario “Ebbrezza
della Cultura”. Si parla, e non
poteva essere altrimenti, del romanzo Mafia
Ridens (ovvero il giorno della cilecca), di Raimondo Moncada, edito da Dario
Flaccovio Editore.
La nota critica va il
cuore del romanzo, entra nella psicologia del suo personaggio principale, Calogerino,
che con “la sua evidente idiozia”, “bruttarello e insignificante, senza alcuna
vita sociale”, “si ficca in testa di dover essere ‘Marlon Brando Corleone’,
unendo la figura dell'attore e del personaggio, in un'unica figura mitologica,
simbolo del successo e del potere e quindi della sua ipotetica ascesa sociale”.
“Quello che sin da
subito si può intuire, - scrive l’Ebbrezza della Cultura – è l'ironia che serpeggia all'interno di tutta la vicenda, che porta
il lettore a sorridere immediatamente dei penosi tentativi di Calogerino di
diventare un temibile criminale”.
“Nella figura di
Calogerino – si sostiene - si potrebbe quasi trovare un nuovo modello di eroe della letteratura moderna, che dopo aver
fatto tutto il possibile per elevarsi nella scala sociale del crimine, senza
ottenere alcun successo, subirà un'importante evoluzione caratteriale”.
“La sua battaglia per
ottenere il rispetto tanto ambito – continua la recensione – non potrà che
risolversi in una serie di grotteschi e
divertenti situazioni che susciteranno nel lettore l'ammirazione per la
testardaggine del protagonista nel continuare a tentare e fallire”.
“Lo stile di Moncada – rileva l’Ebbrezza della Cultura – è pulito, chiaro, semplice, che non fa
tanti giri di parole ma ci porta direttamente nel vivo dell'azione. I personaggi
vengono descritti tramite aneddoti brevi, incisivi e divertenti, dandoci
l'impressione di poterli quasi vedere davanti ai nostri occhi. Notevole è la
commistione tra un linguaggio colloquiale, che possiamo intuire derivante dalle
sue esperienze teatrali e il ritmo
veloce e accattivante di un racconto di stampo comico. Tutta la vicenda è
intrisa di un umorismo puro che
viene maggiormente evidenziato grazie all'uso di termini dialettali e un tono
quasi confidenziale, come se l'autore volesse raccontare personalmente ad ogni
lettore le avventure di Calogerino, lasciandoci riflettere sulle loro
implicazioni metaforiche, sociologiche e psicologiche”.
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