domenica 4 gennaio 2015

Mafia ridens, "una divertente favola in chiave moderna"

“Una favola in chiave moderna, con una morale profonda e significativa. Un libro alquanto interessante e che ritengo possa solleticare la vostra mente, facendovi divertire e riflettere allo stesso tempo”. E’ quanto scritto nella bella, bella, bella recensione pubblicata dal blog letterario “Ebbrezza della Cultura”.  Si parla, e non poteva essere altrimenti, del romanzo Mafia Ridens (ovvero il giorno della cilecca), di Raimondo Moncada, edito da Dario Flaccovio Editore.

La nota critica va il cuore del romanzo, entra nella psicologia del suo personaggio principale, Calogerino, che con “la sua evidente idiozia”, “bruttarello e insignificante, senza alcuna vita sociale”, “si ficca in testa di dover essere ‘Marlon Brando Corleone’, unendo la figura dell'attore e del personaggio, in un'unica figura mitologica, simbolo del successo e del potere e quindi della sua ipotetica ascesa sociale”.

“Quello che sin da subito si può intuire, - scrive l’Ebbrezza della Cultura – è l'ironia che serpeggia all'interno di tutta la vicenda, che porta il lettore a sorridere immediatamente dei penosi tentativi di Calogerino di diventare un temibile criminale”.

“Nella figura di Calogerino – si sostiene - si potrebbe quasi trovare un nuovo modello di eroe della letteratura moderna, che dopo aver fatto tutto il possibile per elevarsi nella scala sociale del crimine, senza ottenere alcun successo, subirà un'importante evoluzione caratteriale”.

“La sua battaglia per ottenere il rispetto tanto ambito – continua la recensione – non potrà che risolversi in una serie di grotteschi e divertenti situazioni che susciteranno nel lettore l'ammirazione per la testardaggine del protagonista nel continuare a tentare e fallire”.



Lo stile di Moncada – rileva l’Ebbrezza della Cultura – è pulito, chiaro, semplice, che non fa tanti giri di parole ma ci porta direttamente nel vivo dell'azione. I personaggi vengono descritti tramite aneddoti brevi, incisivi e divertenti, dandoci l'impressione di poterli quasi vedere davanti ai nostri occhi. Notevole è la commistione tra un linguaggio colloquiale, che possiamo intuire derivante dalle sue esperienze teatrali e il ritmo veloce e accattivante di un racconto di stampo comico. Tutta la vicenda è intrisa di un umorismo puro che viene maggiormente evidenziato grazie all'uso di termini dialettali e un tono quasi confidenziale, come se l'autore volesse raccontare personalmente ad ogni lettore le avventure di Calogerino, lasciandoci riflettere sulle loro implicazioni metaforiche, sociologiche e psicologiche”. 

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