venerdì 6 dicembre 2013

Mafia ridens, Giancarlo Macaluso: divertente giostra di invenzioni

“È tutto un gioco di calembour, di assonanze, di ritmo. Ma è anche un gioco a smitizzare, a ridicolizzare, a sfatare”. Inizia con queste parole la recensione del giornalista Giancarlo Macaluso al romanzo umoristico di Raimondo MoncadaMafia ridens. Ovvero il giorno dellacilecca” uscito per i tipi della Dario Flaccovio Editore. La recensione è stata pubblicata sulle pagine culturali del Giornale di Sicilia con il titolo: Una mafia tutta da ridere facendo il verso al “Padrino”.

“Fare ridere parlando di mafia – dice Giancarlo Macaluso – non è facile. Moncada ci riesce calibrando per bene la lingua, che diventa una giostra di invenzioni: storpia parole, crea sonorità, impiatta equivoci di significanza. E, naturalmente, essendo un romanzo umoristico ci sono tutti gli ingredienti classici: dal grottesco, all’inverosimiglianza, all’iperbole”.

Il materiale narrativo – prosegue Giancarlo Macaluso – è dato dalla storia di Calogerino (nel nome col diminutivo c’è tutto il suo destino), banboccione mal cresciuto, ovviamente brutto, senza mai avere sentito l’odore di una donna, poco prestante, sfigato. Cosa cerca di diventare per tentare di invertire la rotta del destino? Un mafioso. Un mafioso di rango”.

La recensione prosegue con la citazione di un passo tratto dal libro:  “Calogerino non voleva diventare un assassino. Gli veniva pure difficile da credere. Non era, infatti, capace di far del male a una zanzara di cui, anzi, era il pranzo prediletto. Voleva semplicemente diventare il carnefice di se stesso, per uccidere la parte di sé che lo aveva trasformato nello zimbello di tutti”.


“Questa citazione – rileva Giancarlo Macaluso sul Giornale di Sicilia – è la più seria di tutte. Perché vi si coglie un che di malinconico, di agrodolce. E persino di folle. Perché folle, in ogni caso, è la scelta di chi sta dalla parte della mafia. Per il resto si ride. Ci si diverte a leggere questi ‘quadretti’ che ci raccontano di un aspirante mafioso che ha il terrore di essere punciutu; che vive nell’adorazione del suo idolo supremo: il Marlon Brando del Padrino. Che tenta di imitare anche quando va in bagno a fare la pipì”. 

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